Quasi due

CULTURA

Antonello Sacchetti

7/25/20122 min read

Un romanzo di Hamid Ziarati

Di persone che scrivono libri ce ne sono davvero tante. Forse troppe. Ma quanti sono i veri scrittori? E da cosa si riconoscono? Ho cominciato a leggere Quasi due di Hamid Ziarati a scatola chiusa. Di proposito, non sono passato per nessuna recensione, mi sono sforzato di non leggere nemmeno la quarta di copertina. Ho letto sulla fiducia conquistata da Ziarati coi suoi due precedenti romanzi (Salam maman e Il meccanico delle rose) e non me ne sono pentito.

Sì, d’accordo, il romanzo è interamente ambientato in Iran e quindi avevo una motivazione in più per leggerlo, ma questo l’ho scoperto solo a libro iniziato. Narrato in prima persona, Quasi due ha un inizio travolgente: siamo a Tehran nei giorni immediatamente successivi alla rivoluzione. Il protagonista Dariush sembra lontano dagli avvenimenti che stanno stravolgendo il suo Paese. O meglio: segue i fatti, sa cosa lo circonda, ma – come gli adolescenti di tutto il mondo e forse di tutte le epoche – è nel pieno della sua “rivoluzione esistenziale”, con gli ormoni a mille e la voglia di essere grande. Insieme a lui c’è Zal, l’amico fedele e inseparabile. La prima parte del libro scorre in fretta, è divertente, quasi allegra.

Poi arriva la guerra: l’Iraq invade l’Iran e per milioni di persone cambia tutto nel giro di pochi giorni. Anche la vita di Dariush cambia radicalmente. Con l’entusiasmo e l’incoscienza dei suoi anni, si ritrova volontario al fronte, sempre insieme a Zal. E qui il racconto diventa un’altra cosa. Cambia l’ambientazione, cambia lo stile, cambia il tono del romanzo.

Non voglio anticipare troppo, perché il romanzo ha una sua storia da seguire per intero. Dico soltanto che la parte finale, ambientata nel Golfo Persico, sembra scritta apposta per il cinema.

Quasi due ha anche il merito di ricordare a tutti cos’è una guerra. E cos’è stata per l’Iran la “guerra imposta” dall’Iraq di Saddam. Visto i tempi che corrono, non è cosa da poco.

Related Stories