Siamo di fronte ad un altro caso di “libro proibito”?  Difficile a dirsi, almeno per ora.

Sembra che nel Distretto Scolastico di Chicago sia stato chiesto il ritiro del graphic novel Persepolis, di Marjane Satrapi, da tutte le classi terze delle scuole medie. Il distretto comprende oltre 600 scuole tra elementari, medie e superiori per un totale di 400.000 studenti: è il terzo più grande degli Stati Uniti, e questa decisione blocca l’accesso a oltre duemila copie del libro. La prima direttiva del CEO di Distretto Barbara Byrd-Bennet voleva temporaneamente eliminare il libro dalle biblioteche scolastiche e  aveva provocato forti proteste da parte di insegnanti e studenti.

In un secondo comunicato, la direttrice ha chiarito che il volume “non verrà proibito nelle scuole” ma, dati i contenuti forti (si cita il linguaggio oltre ad alcune scene di tortura), si deve riflettere sulla possibilità di proporlo a studenti leggermente più maturi.

In un clima di turbolenza politica e sociale, le voci di dissenso non si sono fatte attendere. L’Ufficio per la Libertà Intellettuale dell’Associazione Americana Biblioteche ha chiesto di poter esaminare tutto il materiale relativo alla decisione del Distretto, esprimendo “forte preoccupazione”. In una lettera indirizzata al sindaco di Chicago Rahm Emanuel, a Byrd-Bennet e al presidente del consiglio per l’istruzione del DSC, Barbara Jones (direttrice dell’Ufficio per la Libertà Intellettuale) ha scritto: “Essendo il Distretto Scolastico di Chicago un’istituzione volta a promuovere la democrazia e l’istruzione, ha la responsabilità di promuovere e mettere in pratica gli ideali di libertà di parola, di pensiero e accesso all’informazione che stanno alla base della nostra democrazia”.

Anche la stessa Satrapi, che in Persepolis ha illustrato gli anni della propria infanzia nell’Iran della Rivoluzione Islamica (il film che ne è stato tratto ha vinto un Oscar nel 2007), è preoccupata.

Ha infatti dichiarato al Chicago Tribune:

“E’ vergognoso. Non posso credere che qualcosa del genere possa accadere negli Stati Uniti d’America”.

I responsabili di distretto continuano a sottolineare che il messaggio originale è stato travisato: non si vuole eliminare il libro dalle biblioteche scolastiche, ma dotare gli insegnanti delle scuole medie o superiori degli strumenti necessari per poter insegnare l’importante testimonianza nel modo migliore possibile.

Certo è che, in anni in cui ancora si deve combattere perché alcuni testi rimangano in circolazione (si vedano a questo link

http://www.ala.org/advocacy/banned/frequentlychallenged le varie iniziative messe in atto dalla ALA per i libri proibiti e “combattuti”), ogni preoccupazione è legittima.

Persepolis Letter Final by Betsy Gomez

Elena Refraschini

Elena Refraschini, instancabile viaggiatrice e appassionata di Iran, lavora nel campo dell'editoria

View all posts

2 comments

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • “Siamo di fronte ad un altro caso di “libro proibito”? Difficile a dirsi, almeno per ora.”
    Se l’articolo inizia così allora non riesco a capire perché ne abbiano proibito la diffusione. Se non riesco a capire perché ne abbiano proibito la diffusione – e perché poi in quel distretto- allora non riesco a capire se ci sia censura o meno. A questo punto uno potrebbe dire che il fatto non sussiste e che la censura non c’è.

Elena Refraschini

Elena Refraschini, instancabile viaggiatrice e appassionata di Iran, lavora nel campo dell'editoria

PODCAST

Calendario