Un omaggio a Forrugh Farrokhzad, indimenticata poetessa iraniana (1935-1967). La ricordiamo con due brevi estratti dalle sue poesie con due brevi video.
Dono
Io parlo dagli abissi della notte.
Dagli abissi dell’oscurità io parlo
Dal profondo della notte.
O amico, se vieni a casa, porta per me una luce
E una piccola finestra,
da cui guardare la gente del vicolo felice.
Rinascita
La vita è forse
la lunga via percorsa ogni giorno da una donna
che tiene stretta a se una borsetta
La vita è forse
la fune con la quale un uomo si è appeso a un ramo
La vita è forse
un bambino che torna a casa da scuola
La vita è forse
l’accendere una sigaretta nel narcotico riposo tra due amori
o lo sguardo assente di un passante che toglie il cappello
al sopraggiungere di un altro con un sorriso senza senso
e un buongiorno
Pianterò le mie mani in giardino
m’innalzerò lo so, lo so, lo so
e rondini deporranno le uova
nell’incavo delle mie mani tinte d’inchiostro
e metterò un paio di ciliegie gemelle per orecchini
e petali di dalia sulle unghie
Il viaggio di una forma lungo la linea del tempo
e l’inseminazione della linea da parte della forma
una forma cosciente in un immagine
che da un banchetto torna in uno specchio.
E questo è il modo in cui alcuni muoiono
e altri continuano a vivere.
Donne di carta
I versi di Forrough Farrokhzad in musica
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