L’Iran e la crisi in Siria. Giovedì 9 agosto Teheran ha ospitato un vertice con 29 Paesi sulla crisi siriana. Radio Vaticana mi ha intervistato su questo summit e sul ruolo dell’Iran nella crisi siriana.

Ecco il testo dell’intervista. Per ascoltare l’audio clicca qui.

R. – E’ sicuramente un tentativo di uscire da un isolamento, per l’Iran, un isolamento diplomatico, internazionale e di geopolitica. Per molti mesi Teheran ha continuato a dire che mentre altre “primavere arabe” – come quella egiziana – avevano un movimento popolare alla base, in Siria si trattava, invece, di un complotto. Adesso ha cambiato prospettiva, ha cambiato atteggiamento. Si tratta, insomma, di un tentativo di porre fine o di porre comunque rimedio a una situazione che è molto preoccupante per la stessa Teheran.

D. – Bisogna sottolineare che ci sono grossi interessi in campo per quanto riguarda l’Iran in Siria…

R. – Sicuramente. La Siria è l’unico Paese con cui l’Iran ha un’alleanza militare, un alleanza strategica. Ma credo che non ci sia soltanto questo: credo che siano in atto delle dinamiche sotterranee molto importanti. L’appello di Salehi, il ministro degli Esteri – e secondo alcuni il possibile vincitore delle prossime elezioni presidenziali del 2013 – è un appello che per certi versi è anche molto sorprendente per le parole che ha usato: ha parlato di diritti, del diritto del popolo siriano alla democrazia, alla libertà e a libere elezioni. Il che fa molto pensare….

D. – Certamente non mancano delle frizioni tra l’Iran e la Comunità internazionale e questo soprattutto a causa del suo programma nucleare. Ma questa iniziativa può aiutare Teheran a far scendere la tensione o può addirittura peggiorare la situazione?

R. – Io credo che possa servire. Vorrei anche ricordare che in passato l’Iran ha giocato ruoli importanti in altre crisi internazionali: in Afghanistan fu uno dei Paesi più attivi e non solo nel momento della guerra ai talebani, ma anche poi nella successiva Conferenza di Bonn per gli aiuti. L’Iran, quando vuole e quando è messo in condizione di farlo, può giocare un ruolo diplomatico anche molto importante. Va anche detto che, secondo me, l’errore è stato fatto dall’Occidente quando due mesi fa è stato chiesto che l’Iran non partecipasse ai primi incontri. Qui è chiaro che si tratta di una partita molto, molto aperta. Bisogna vedere ora quali saranno le prossime mosse.

D. – L’Iran sciita appoggia il presidente siriano e si propone come mediatore di pace; la Turchia sunnita, invece, sostiene i ribelli. E proprio qui è in arrivo Hillary Clinton: insomma Teheran ed Ankara si confermano attori non solo della crisi siriana, ma – possiamo dire – dell’intera regione…

R. – Sì, volendo andare indietro nella storia, potremmo risalire a rivalità secolari tra Ottomani e Persiani. In realtà è interessante notare come oramai da qualche anno gli attori più attivi e più dinamici dello scenario mediorientale siano Paesi non arabi: siano la Turchia, la Persia e Israele ovviamente. Se noi pensiamo allo scenario mediorientale di 30 anni fa, vediamo come altri Paesi in questo momento siano fuori gioco o comunque in un piano secondario. Sicuramente si scontrano interessi diversi. Io sono sempre abbastanza restio a credere che si tratti di interessi legati alla religione, anche perché l’Iran, nel corso della sua storia e parlo della Repubblica Islamica, ha sempre dimostrato di avere una politica estera molto pragmatica e a tratti anche molto cinica, ma non ideologica.

 

 

Antonello Sacchetti

Giornalista, blogger, podcaster, autore di diversi libri sull'Iran.

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