A che punto sono i negoziati sul nucleare iraniano? Difficile fermare un’istantanea di un processo che ogni giorno sembra indirizzarsi verso un esito diverso. Mancano ormai pochi giorni alla fine di marzo, termine per il raggiungimento di un accordo politico tra Iran e gruppo 5+1. Le parti si rivedranno a Losanna all’inizio della settimana.
Il messaggio di auguri di Obama
Proseguendo una tradizione inaugurata nel 2009, il presidente degli Usa ha inviato un video messaggio agli iraniani per il No Ruz. Dall’espressione del volto e da alcuni dettagli certamente non casuali (il fatto, ad esempio di dire “Golfo Persico” e non “Mare Arabico” come dicono molti negli States), sembrerebbe quasi la premessa all’annuncio del raggiungimento di un accordo. Tuttavia, un passaggio non è passato inosservato. A un certo punto Obama riprende un suo vecchio adagio: “Sta ora ai leader dell’Iran scegliere se vogliono un futuro di aperture economiche, di investimenti, di nuove opportunità per i giovani iraniani”. Come dire, se non ci sarà accordo, sarà colpa dell’Iran.
La risposta del Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif non si è fatta attendere. Dalla scoras estate i suoi tweet prima piuttosto frequenti sono divenuti rarissimi. Il 20 marzo ha twittato: “Gli iraniani hanno già deciso: accordo con dignità. Ora è tempo per gli Usa e i loro alleati di scegliere: pressioni o accordo”.
Iranians have already made their choice: Engage with dignity. It's high time for the US and its allies to chose: pressure or agreement.
— Javad Zarif (@JZarif) March 20, 2015
Segnali da Rouhani e Khamenei
Segnali contrastanti dal presidente della Repubblica e dalla Guida. Mentre Rouhani parla di un accordo possibile, Khamenei, in un discorso di capodanno presso il Mausoleo dell’Imam Reza a Mashad, ha usato toni piuttosto duri, puntualmente riportati dal suo account Twitter. In sostanza, accusa Obama e gli Usa di avere un atteggiamento arrogante e ricattatorio.
#Obama says in his #Nowruz message:submit to what we dictate so that your economic activity boosts!
This is an arrogant viewpoint.#Irantalks— Khamenei.ir (@khamenei_ir) March 21, 2015
Segnali di distensione (o semplice umanità)
Il 18 marzo il tradizionale rapporto del Senato Usa “Worldwide Threat Assessment of the US Intelligence Communities” ha per la prima volta, dopo anni, tolto l’Iran ed Hezbollah dalla lista delle minacce per gli Usa.
Aspettando l’ultimo rush dei negoziati, da segnalare un gesto del tutto impensabile fino a pochi mesi fa. Pochi giorni fa è morta la madre di Rouhani e il Dipartimento di Stato ha pubblicato sul proprio sito e poi twitttato un messaggio ufficiale di condoglianze. Ancora prima, il fratello di Rouhani, Hossein Fereydoun, membro dello staff di negoziatori, aveva ricevuto le condoglianze da parte del Segretario di Stato Usa John Kerry.
.@JohnKerry: We extend deepest condolences to #Iran President @HassanRouhani and his family on passing of his mother. http://t.co/IW5SLqUhVc
— Department of State (@StateDept) March 20, 2015
Per concludere, una curiosità dall’Iran. La nuova banconota da 50.000 rial non ha più l’atomo ma la porta dell’Università di Teheran.
Nuclear energy symbol was removed from #Iran's new 5k Toman bill. The symbol has changed to gate of Tehran University pic.twitter.com/noyiZdcgBo
— Abas Aslani (@AbasAslani) March 2, 2015
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