Larijani ancora Larijani. Nel ruolo di presidente del majles, il parlamento iraniano, rimane ancora lui per la terza volta di seguito, primo caso nella storia della Repubblica islamica. Ali Larijani è stato infatti eletto con 173 voti mentre il riformista Mohammad Reza Aref si è fermato a 103 voti.
Risultato tutt’altro che scontato, tanto che il deputato riformista Mostafa Kavakebian ha gridato al complotto: almeno 50 parlamentari affiliati alla “Lista della speranza”, di orientamento riformista e pro Rouhani, avrebbero votato per Larijani e non per Aref.
Quindi? Tradimento? Vittoria dei conservatori? Sconfitta del presidente Rouhani?
Probabilmente nulla di tutto questo.
Non va innanzitutto dimenticato che Larijani è sì un conservatore, ma ha sostenuto Rouhani e da presidente del parlamento ha appoggiato con convinzione l’accordo sul nucleare. E alle ultime elezioni si è presentato come indipendente nel distretto di Qom. Quindi la sconfitta di Aref è una sconfitta dei riformisti, non di Rouhani, che riformista non è mai stato.
Oltretutto, la vicinanza di Larijani e della sua famiglia alla Guida Khamenei è una garanzia di continuità per il presidente della Repubblica islamica. Ad un anno esatto dal voto per le presidenziali, per Rouhani è importante non cercare lo scontro con i conservatori ma cercare la più ampia convergenza possibile tra le forze in campo.
Per dirla con il cancellerie Ferrer dei Promessi sposi, “Adelante, Pedro. Con juicio”.
Asrar titola: La presidenza del parlamento non è cambiata
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