L'Iran non si ritira dall'accordo, ma riprenderà l'arricchimento del suo uranio se entro 60 giorni i partner europei non accetteranno le sue richieste

La pazienza dell’Iran è durata un anno. Alla vigilia del primo anniversario del ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare,  il presidente Hassan Rohani ha annunciato che Teheran non intende ritirarsi dall’accordo, ma riprenderà l’arricchimento del suo uranio se entro 60 giorni i partner europei non accetteranno di soddisfare le sue richieste in ambito petrolifero e bancario.

In una lettera ai partner del Piano comprensivo di azione (JCPOA), firmato nel 2015 con il gruppo ‘5+1’ (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), il presidente iraniano ha spiegato:

“Per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali del popolo iraniano, e nell’implementazione dei suoi diritti previsti dai paragrafi 26 e 36 del Jcpoa, la Repubblica islamica interrompe da oggi alcune delle sue misure sotto il Jcpoa», spiega la nota. Teheran annuncia quindi di non sentirsi più obbligata a rispettare i limiti attualmente previsti sulle sue riserve di uranio arricchito e acque pesanti e concede 60 giorni ai partner per «soddisfare i loro obblighi, specialmente in campo petrolifero e bancario”, in modo da bilanciare come promesso gli effetti delle sanzioni Usa. Se ci sarà un’intesa, Teheran tornerà a rispettare tutti gli obblighi del Jcpoa. Ma avverte: “La finestra che è ora aperta per la diplomazia non lo rimarrà a lungo”. Come dire: se non troviamo un accordo, l’Iran riprenderà ad arricchire l’uranio.

La risposta dell’Ue

L’alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini e i ministri degli esteri di Francia, Germania e Regno Unito hanno espresso “grande preoccupazione” dell’annuncio dell’Iran e rigettano “ogni ultimatum” e chiedono al Paese di continuare ad implementare gli accordi. In una nota congiunta, i quattro ribadiscono anche il loro “fermo impegno” sull’accordo che elimina le sanzioni, e si rammaricano per quelle reintrodotte dagli Usa.

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Dagli Usa ancora sanzioni

La contromossa degli Usa non si è fatta attendere: con un ordine esecutivo, l’amministrazione Trump ha imposto nuove sanzioni per colpire i ricavi dell’Iran sulle esportazioni di ferro, acciaio, alluminio e rame. Dopo il settore petrolifero, quello dei metalli è il più importante del Paese: impiega circa 600.000 lavoratori e rappresenta il 10% totale delle esportazioni. Nell’automotive, per cui l’acciaio è indispensabile, sono impiegati un altro milione di lavoratori.

.. e provocazioni

Washington picchia duro, dunque, sperando di mettere all’angolo la Repubblica islamica. In questo, va detto, usa mezzi anche piuttosto grossolani. Alcuni giorni fa, il consigliere per la sicurezza John Bolton aveva annunciato  l’invio della portaerei Abraham Lincoln e un nucleo di bombardieri nel Mediterraneo proprio come monito all’Iran. Un paio di giorni dopo, la Marina Usa ha però smentito Bolton, parlando di “normali esercitazioni” programmate da tempo.

L’Iran vuole davvero uscire dal JCPOA?

Quella di Teheran sembra una mossa persino troppo ponderata, arrivata a un anno dal ritiro degli Usa e sulla spinta di tensioni politiche interne fortissime. Rohani recupera una parte di credito – e di fiato – a livello interno, incassando il sostegno di praticamente tutto lo spettro politico della Repubblica islamica.

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Va detto che finora Rohani si sta muovendo nell’ambito dell’accordo stesso. Ed è sempre bene ricordare che l’Aiea ha certificato il pieno rispetto da parte iraniana dell’accordo del luglio 2015.

E’ comunque improbabile che l’Europa trovi il modo di venire incontro alle richieste di Teheran: troppo debole rispetto agli Usa e troppo divisa su dossier strategici quali quello iraniano (o anche quello libico).

Forse questo messaggio all’Europa è quindi soltanto un preavviso che il governo Rouhani ha voluto lanciare prima dell’ormai inevitabile collasso dell’accordo che si era raggiunto dopo un lavoro diplomatico infinito.

Antonello Sacchetti

Giornalista, blogger, podcaster, autore di diversi libri sull'Iran.

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