Peccato non averlo letto prima questo libro. Perché mi sarebbe stato di grande aiuto durante l’ultima presentazione del mio di libro, Trans-Iran, quando sull’Iran si sono scatenate le solite discussioni politiche o pseudo tali.
Sto parlando di “Che genere di Islam”, di Anna Vanzan e Jolanda Guardi. Il sottotitolo ci dice che si parla di “Omosessuali, queer e transessuali tra shari’a e nuove interpretazioni”.
Le autrici spiegano:
Il nostro intento è stato quello di offrire della storia e delle situazioni relative all’omosessualità nel mondo arabo-perso-islamico presentando una prospettiva differente da quella prevalente e comune sul tema”.
Il tema è dunque molto vasto e delicato. E dà spesso adito a polemiche, equivoci e strumentalizzazioni. E sulle approssimazioni spesso si fondano le mistificazioni: l’Iran, in questo senso, è spesso vittima della sua stessa storia.
Come spiegano sempre le autrici nella premessa, il loro
Non è un libro militante, né in senso anti islamico né nel suo segno opposto.
Sottolinerei inoltre la loro intenzione di fornteggiare
l’atteggiamento orientalista che tende ad appropriarsi di ogni positivo sviluppo che avviene nella storia dell’umanità considerandolo frutto esclusivamente della civiltà occidentale.
Parole sacrosante. Ad ogni modo, è un libro da leggere e che mi ha colpito sopratutto nella parte in cui Anna Vanzan conia una definizione illuminante quando parla di
mondo persianante, ovvero dell’Iran propriamente detto e delle circostanti civiltà che dall’Iran vengono profondamente influenzate (afgana, turca, indiana-musulmana).
Da lì parte un viaggio nella storia e nella letteratura persiana che merita l’attenzione anche di chi non fosse interessato alle tematiche su cui è incentrato il libro.
Va da sé, che d’ora in avanti farò mia questa definizione: persianante. Dà in pieno l’idea di qualcosa in continua evoluzione e che ha un modello di riferimento costante. Non semplicemente persofilo o persofono: ma persianante. Geniale.
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