Il 19 gennaio 2017, a seguito di un incendio sviluppatosi nei piani più alti, il Plasco, considerato il più antico grattacielo di Teheran, è crollato uccidendo almeno cinquanta persone. Tra loro, almeno trenta vigili del fuoco, accorsi per domare le fiamme e travolti dall’improvviso crollo della struttura. Inaugurato nel 1962, il Plasco ospitava un centro commerciale ed era un elemento molto noto, anche se decisamente brutto, del panorama del centro della capitale, situtato sulla via Jomuri, non lontano dall’ambasciata britannica e viale Firdousi.

 

E’ stata una tragedia nazionale: per giorni gli iraniani hanno seguito le notizie sperando che ci fossero superstiti sotto le macerie e ai funerali svoltisi il 30 gennaio hanno partecipato migliaia di persone.

 

“Addio”, titola Sohb-e now

Moltissime anche le polemiche. I pompieri avevano a disposizione mezzi decisamente inadeguati ed un equipaggiamento obsoleto. Sono stati infatti costretti a salire sull’edificio perché il getto degli idranti non era sufficiente a spegnere le fiamme dall’interno.

Si è trattato di una tragedia annunciata per due motivi. Innanzitutto perché nel 2013, sempre nel centro di Teheran, un altro incendio aveva provocato la morte di due donne che – a causa del ritardo dei soccorsi – si erano lanciate nel vuoto nel tentativo di sfuggire alle fiamme.

In secondo luogo, perché moltissimi edifici del centro della capitale sono fatiscenti. Costruiti ormai decenni fa, rischiano di essere trappole mortali al benché minimo incidente. Chi conosce Teheran, ha presente gli scheletri di acciaio che si affacciano su molte strade centralissime.

Sasan Aghaei, giornalista del quotidiano riformista Etemaad, ha pubblicato un tweet emblematico:

Il Plasco è stato uno dei smboli dell’Iran lanciato verso la modernizzazione e l’industrializzazione. Oggi è uno dei simboli del crollo di Teheran.

La polemica contro Qalibaf

La vicenda ha poi anche una sfumatura politica. In molti hanno chiesto conto al sindaco di Teheran Qalibaf delle carenze di budget dei vigili del fuoco e del mancato rispetto delle norme di sicurezza del Plasco. Allarmi lanciati più volte anche recentemente e rimasti sempre inascoltati.

Non solo. Al momento della tragedia Qalibaf era a Qom, il “Vaticano sciita” per incontrare i vertici religiosi. Tappa fondamentale in vista di una eventuale (ennesima) candidatura alle presidenziali di maggio. Ritornato precipitosamente nella capitale, il sindaco è stato bersagliato con ironie e critiche, soprattutto sui social media.

In moltissimi hanno chiesto le sue dimissioni, ironizzando sulla sua assenza: “Mentre il Plasco bruciava, lui era in campagna elettorale”, ha scritto più di qualcuno.

 

 

 

 

Il video del crollo del grattacielo

Antonello Sacchetti

Giornalista, blogger, podcaster, autore di diversi libri sull'Iran.

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