Cosa sta succedendo in Iran? Problemi sociali e soprattutto economici, la lentezza delle risposte del governo di Teheran alle richieste della gente e un po’ di cattiveria da parte dei media e probabilmente anche da parte della Cia, sono la miscela esplosiva che hanno dato vita, ormai da una settimana, ad ampi disordini in Iran, considerato finora l’unica isola di stabilità e sicurezza nel turbolento Medio Oriente.
Atto primo, il carovita e il fallimento delle banche
Negli ultimi due anni numerose banche e istituti di credito sono falliti in Iran, e centinaia di migliaia di risparmiatori hanno visto sfumare i propri soldi. Un fenomeno che e’ stato molto serio (una ventina di banche e istituti bancari falliti), che dal mese di Novembre, quando i riflettori della cronaca internazionale erano ancora lontani dall’Iran, porto’ la gente a manifestare per le strade di Teheran. Proteste assolutamente pacifiche che venivano tollerate dalla polizia ed anzi ad esse avevano partecipato anche parlamentari ed esponenti politici che chiedevano al governo di occuparsi dei soldi della gente. Il governo Rohani ha garantito che tutti avrebbero riavuto i propri soldi ma in realta’ cio’ durera’ anni e con l’inflazione galoppante che esiste in Iran, riprendere la stessa somma di soldi dopo anni, significa di fatto perderli.
Nel mese di Dicembre, il governo, sottovalutando probabilmente lo scontento gia’ serpeggiante (anche per via di reportage dei giornalisti sulle ricchezze incredibili di alcuni ministri), ha dato il colpo di grazia presentando il suo piano per il budget del nuovo anno. 70% l’aumento previsto per il prezzo della benzina, + 40% su luce e gas, tre volte superiore l’imposta sui viaggi all’estero, aumento delle multe stradali, abolizione dei sussidi governativi diretti per 20 milioni di persone, un quarto della popolazione dell’Iran. La notizia delle misure di “austerità”, hanno creato una bolla di inflazione speculativa che ha portato in poche settimane al raddoppio del prezzo della carne e delle uova, ed anche il prezzo del pane e’ aumentato del 33%. Colpiti, proprio nel cibo, anche i ceti piu’ deboli, preoccupati dall’aumento annunciato del prezzo della benzina, che puo’ innescare una inflazione ancor piu’ violenta.
Atto secondo, le proteste a Teheran e Mashad e le accuse contro il governo
E cosi’ dal 20 dicembre in poi, ci sono state proteste con la partecipazione di piu’ persone nelle citta’ di Teheran (la capitale) e quella di Mashad, a nord-est del paese.
In queste proteste, seppur pacifiche, la gente ha iniziato a gridare “Marg bar Rohani” (A morte Rohani). In un primo momento, i conservatori, l’ala politica opposta a Rohani in Iran, ha iniziato ad accusare il governo di aver ignorato le richieste della gente e di aver preventivato un aumento folle e sprovveduto dei prezzi. Erano in corso dibattiti in Parlamento per aggiustare le politiche economiche del governo mentre le proteste in piazza proseguivano.
Atto terzo, la violenza, la paura, i morti
Da venerdi 29 dicembre, pero’, tutto e’ cambiato. I manifestanti hanno iniziato ad essere violenti; sono stati incendiati cassonetti, distrutti negozi, banche; la protesta da Teheran si e’ allargata a 12 citta’. A Dorud alcuni “individui” hanno addirittura aggredito la polizia che ormai da settimana assisteva alle proteste pacifiche; probabilmente prese alla sprovvista, le forze dell’ordine hanno reagito uccidendo 2 degli aggressori.
A Teheran, sabato, una manifestazione nei dintorni della piazza Enghelab (piazza della rivoluzione), e’ stata molto molto “strana”. Per la prima volta i manifestanti non hanno lanciato nemmeno uno slogan sull’economia e il carovita ma hanno gridato “morte al regime”, “ne per Gaza, ne per il Libano, la mia vita la sacrifico per l’Iran”; e’ stata addirittura bruciata la bandiera dell’Iran; a contraddistinguere questa manifestazione ancora una volta la violenza e i danni arrecati ai negozi ed alle fermate dell’autobus. E nella protesta sono apparse pure ragazze che strappavano i veli, e personaggi alquanto strani.
Da allora gli episodi di violenza si sono moltiplicati velocemente in tutto l’Iran e ogni volta ci sono azioni violente da parte di presunti manifestanti come lancio di sassi, di sostanze esplosive ed ecc… contro le forze dell’ordine.
Lunedi 1 gennaio, un cecchino ha addirittura ucciso un Pasdaran nella periferia di Isfahan. L’indomani, l’Iran, e un po’ tutta la gente, si e’ risvegliata terrorizzata capendo che i manifestanti dei primi giorni, quelli che avevano i conti nelle banche fallite o che protestavano al carovita, chiaramente non sono capaci di uccidere un membro delle forze dell’ordine con un fucile ad alta precisione.
Lo spettro della Cia e di “Mike l’ayatollah”
Le violenze delle ultime ore e soprattutto l’assassinio del membro del corpo dei Pasdaran, fatto con un lavoro “da professionisti”, conferma l’ultimo comunicato del ministero dell’intelligence. “Approfittando delle proteste che la gente aveva il diritto di esprimere, alcuni elementi collegati alle potenze straniere si sono infiltrate tra i manifestanti incoraggiando all’uso della violenza ed alla distruzione dei beni comuni”. Il ministero, ha chiesto quindi a tutti i cittadini di segnalare al numero verde 113 ogni azione da parte di “individui dubbi”.
Il timore di nuovi disordini in Iran, simili al 2009, era gia’ venuto l’estate scorsa, quando il presidente Donald Trump ha deciso di affidare la responsabilita’ delle operazioni Cia contro l’Iran ad una delle piu’ famose e temute spie, Micheal D’Andrea, soprannominato “il principe oscuro” e “Mike l’ayatollah”.
Secondo gli iraniani, proprio lui avrebbe saputo fare infiltrare i suoi uomini tra i manifestanti, creando episodi violenti. Subito dopo i primi episodi di violenza, Donald Trump ha preso la palla al balzo attaccando il governo iraniano e definendo “affamati di cibo” gli iraniani.
Il governo iraniano, ha gia’ dichiarato di aver rinunciato all’aumento annunciato su alcuni prezzi, come quelli della luce e del gas. Bisognera’ aspettare le prossime ore, per vedere se la gente rinuncera’ ad andare in strada ancora, o se proseguira’ a farlo; la seconda questione pero’ sembra difficile, non per l’ingente schieramento di forze di polizia, ma per lo piu’ per la consapevolezza che dietro ad alcuni degli episodi di violenza delle ultime ore, piu’ che gli ayatollah di Teheran, si trova la mano dell’ayatollah Micheal, quello che sta in America.
(Fonte AGI) www.agi.it
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