Alle elezioni presidenziali (14 giugno) mancano ancora troppi mesi per azzardare previsioni. Personalmente, ritengo che il voto sarà un passaggio importante ma non fondamentale per il futuro immediato della Repubblica islamica.
Difficilmente assisteremo a un evento così “pesante” come le elezioni del 2009. Non ci sono ancora candidati ufficiali (se ne parlerà a un mese dal voto), ma circolano dei nomi e negli ultimi giorni i media iraniani hanno fatto quello di Hassan Rouhani. Il sito Tasnim definisce “sicura” la sua candidatura
Classe 1948, l’Hojjat al-Islam (titolo religioso inferiore a quello di Ayatollah) Rowhani è attualmente membro dell’Assemblea degli Esperti, del Consiglio per il discernimento e del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Politico di lungo corso, a livello internazionale è noto soprattutto per essere stato il capo delegazione sul nucleare durante il secondo mandato di Mohammad Khatami.
Fu lui, tra il 2003 e il 2005, a rappresentare l’Iran nei negoziati con Gran Bretgana, Francia e Germania che portarono agli accordi di Sa’dabad (ottobre 2003) e Parigi (novembre 2004), in virtù dei quali l’Iran aprì i propri impianti ai controlli dell’AIEA e aderì al Protocollo addizionale del Trattato di non proliferazione (poi sospeso nel gennaio 2006).
Secondo il quotidiano conservatore Entekhab, la candidatura di Rowhani sarebbe gradita sia al Fronte principalista sia a Rafsanjani, personaggio a cui Rowhani è da sempre legato. Non solo: sul suo nome potrebbero convergere anche i voti dei riformisti che decideranno di recarsi alle urne.
Sulla sua fedeltà al sistema non ci sono dubbi: Rowhani è un rivoluzionario di antica data. Sotto il regime dello Shah venne arrestato varie volte, la prima nel 1964, quando aveva soltanto 16 anni.
Si dice, tra l’altro, che sia stato lui il primo, in un discorso pubblico nell’ottobre 1977, a chiamare l’Ayatollah Khomeini “Imam”, titolo che per secoli non era più stato attribuito a persona vivente perché prerogativa dei dodici imam sciiti.
Rouhani ha avuto ruoli militari di comando durante la guerra con l’Iraq ed è stato parlamentare per cinque mandati consecutivi (1980-2000).
Spesso descritto dagli osservatori internazionali come “moderato” o “conservatore pragmatico”, Rowhani è stato sempre critico nei confronti della politica estera di Ahmadinejad e nelle ultime settimane si è anche espresso su questioni interne, come la disoccupazione giovanile.
[…] candidati moderati e riformisti – Hassan Rowhani, Mohammad Reza Aref, Mostafa Kavakebian, hanno già annunciato il loro ritiro e il loro appoggio […]
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[…] Tra i primi, l’ex negoziatore nucleare e attuale capo del Centro per la ricerca strategica Hassan Rowhani che ha dichiarato alla stampa di essere un “moderato”, a metà strada tra riformisti e […]
[…] vota”. Lo slogan di Gianni Alemanno per le comunali di Roma racchiude il senso della vittoria di Hassan Rowhani alle undicesime elezioni presidenziali della Repubblica islamica di […]
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[…] di Rowhani era cominciato a circolare già lo scorso inverno sui media iraniani (noi ne parlammo qui), mentre la maggior parte degli osservatori occidentali continuavano a ripetere che il voto sarebbe […]
[…] più critici della sua storia recente, questo non è mai stato un Paese chiuso. Con la presidenza Rouhani – che non è un riformista, ma un moderato, è bene ricordarlo sempre – sono usciti […]