Apple boicotta l’Iran. O, meglio, discrimina gli iraniani. In rete girano diverse storie su questo argomento. L’ultima, e più nota, è quella di Sahar Sabet, studentessa 19enne statunitense di origine iraniana. Il 14 giugno si è recata con suo zio in un Apple Store di Alpharetta, in Georgia, per comprare un iPhone per sé e un iPad da mandare al cugino in Iran.
Il commesso, sentendola parlare in persiano, le ha detto di non poterle vendere nulla, perché “la Apple proibisce di vendere a paesi sotto embargo”. Ma Sabet è cittadina americana e ora accusa l’azienda di Cupertino di discriminazione: “l’impiegato non aveva alcun diritto di chiedermi di dove fossi – ha detto ai media Usa la ragazza – inoltre la politica Apple non è chiara. Quando ho chiamato il dipartimento delle relazioni con i clienti mi e’ stato detto di comprare l’iPad online”.
Ma l’episodio ha spinto il Concilio per le relazioni americano-islamiche (Cair) a chiedere formalmente che “Apple riveda le sue politiche di vendita, assicurando che nessun cliente venga discriminato per razza, religione, o nazionalità”.
[youtube]http://youtu.be/aYpKuc1FMTU [/youtube]Sahar Sabat ha inoltre registrato un messaggio video indirizzato al presidente Obama.
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