Come funziona il sistema bancario in Iran? La questione diventa di stretta attualità dopo gli accordi del 14 luglio 2015 che dovrebbero portare alla rimozione delle sanzioni internazionali e all’apertura del Paese ai mercati internazionali.
In questo articolo La finanza islamica ricostruisce lo sviluppo del sistema bancario attualmente vigente nella Repubblica Islamica.
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Risponde all’articolo 44 della Costituzione (nel quale è prevista la suddivisione dei settori economici nei quali possono operare lo stato, le cooperative e i privati) la nazionalizzazione dell’intero sistema bancario, che in modo graduale è stato portato, a partire dal 1984, primo ed unico paese al mondo, a sottostare ai precetti del Corano. In quell’anno infatti fu promulgata la “Law for usury-free banking operation” con l’obiettivo di eliminare la pratica dell’usura (riba) dall’intero settore. Non è possibile quindi applicare nessun tasso di interesse ai depositi e ai prestiti (se non nelle transazioni commerciali internazionali), ai quali può invece essere applicata una commissione fissa e un contributo annuo dipendente dai profitti, la cui percentuale varia a secondo dei settori merceologici (per esempio, 4% per le attività manifatturiere e agricole, 8% per i servizi, ecc.). Anche le banche private, autorizzate ad operare dal 2000 con l’affievolirsi delle tensioni internazionali derivanti dalla guerra contro l’Iraq, devono sottostare al principio della condivisione degli utili e delle perdite (PLS).
Le principali banche islamiche iraniane, molte delle quali sono al top dell’elenco delle 100 maggiori banche islamiche mondiali e che secondo un pronunciamento della Guida Suprema del 2006 non possono essere privatizzate sono la Banca Melli (nella foto; presso la sede di Teheran, in via Ferdousi, è custodito il tesoro della Corona, www.bmi.ir), la Banca Sepah, la Banca Maskan, la Banca dell’Industria e delle Miniere, quella dell’Agricoltura e quella dello Sviluppo Estero, oltre naturalmente alla Banca Centrale. Le altre possono essere possedute fino al 40% da privati, secondo una legge emanata nel 2007.
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