Fotografia d’importazione


Negli anni trenta e quaranta continua il processo di modernizzazione dell’Iran sotto il regno di Reza Khan. Secondo la visione del monarca la tradizione deve cedere il passo a una società più moderna per entrare a far parte del circuito delle potenze occidentali, sempre più interessate all’area mediorientale. Di conseguenza nella società iraniana passato e futuro si scontrano, anche perché il progresso viene legato alla cultura, alle esigenze e alle caratteristiche della società occidentale, profondamente diversa da quella iraniana.  La modernizzazione viene semplicemente importata e non modellata sulla realtà del paese.  Le proteste non si fanno attendere, soprattutto da parte del clero a cui sono legati i bazari (commercianti), che vedono entrambi nello shah e nelle sue riforme un’imposizione e una svendita del Paese all’Occidente.

Anche la fotografia in questo periodo segue i canoni dettati dall’Occidente, manca una interiorizzazione e una reinterpretazione dell’arte fotografica. In un certo senso si può dire che la fotografia  rimane un passo indietro rispetto ai cambiamenti che stanno caratterizzando la società iraniana. Tra gli anni Trenta e Cinquanta è soprattutto la borghesia iraniana sperimentare la fotografia scattando per lo più immagini di avvenimenti importanti: la celebrazione del nuovo anno iraniano, il ritratto della famiglia vestita con abiti occidentali. Le pose e di conseguenza anche gli scatti fotografici, sono permeati da una forte staticità. Dopo il primo momento di fermento in cui ogni parte del Paese iraniano veniva immortalato da uno scatto anche grazie alla passione dello Sha Naser Al-Din, in questi anni invece la fotografia si chiude nel ritratto famigliare e sicuro, la campagna e la popolazione rurale non sono considerati più soggetti fotografici.

Old Teheran


Nel frattempo lo shah è cambiato. Il governo di Reza Khan finisce nel 1941 quando la Gran Bretagna e la Russia decidono che lo shah non risponde più ai loro interessi. Al suo posto viene incoronato suo figlio Muhammad Reza che prosegue l’opera del padre per quanto riguarda la modernizzazione cercando però di ingraziarsi i religiosi accogliendone alcune richieste. Gli intellettuali vengono invitati a visitare altri Paesi e a confrontarsi con le varie correnti d’arte, cosa che ovviamente  favorisce uno scambio di idee anche all’interno del Paese.

In questo clima di rinnovamento muove i primi passi un noto fotografo iraniano, Mahmoud Pakzad (1924-1991), che fin dalla giovinezza fa della fotografia la sua arte.  Pakzad va in giro per la città, Teheran, per scattare immagini di vita quotidiana. Fotografa tutto: edifici, strade, negozi, cinema, il bazar, ecc. Grazie alle sue fotografie, riunite nella raccolta Old Teheran, abbiamo uno spaccato della Teheran degli anni Cinquanta.  Qualche decennio più tardi queste fotografie sarebbero diventate un ritratto unico di un tempo e di una città che presto avrebbe cambiato natura e immagine. Grazie a questo fotografo la quotidianità, la spontaneità iniziano a essere considerati soggetti di scatti fotografici.

Fotografare il cambiamento

Gli anni Cinquanta rappresentano per l’Iran una tappa fondamentale per l’evolversi degli eventi futuri. Nel 1953 infatti c’è il colpo di stato contro il Primo ministro Mohammad Mossadeq ad opera dello Shah e dei servizi segreti americani e britannici. Mossadeq aveva infatti intrapreso una serie di misure per la nazionalizzazione della compagnia petrolifera britannica e avviato i primi passi per una riforma agraria, due cambiamenti che né lo shah né le potenze occidentali apprezzavano. Il regime di Muhammad Reza Shah diventa, dopo questo avvenimento, molto più autoritario e violento. Il clima iraniano è quindi carico di tensione, e tutto ciò favorisce un’attenzione dei fotografi allo scatto che riesca a immortalare il cambiamento, la trasformazione della società. L’avvenimento storico diventa immagine. Non è più il solo ritratto di Mossadeq a essere inquadrato ma anche e soprattutto le manifestazioni a suo favore: la società civile si scopre anche attraverso la fotografia. Una particolarità questa che accompagnerà da adesso in avanti la storia della fotografia iraniana: la costante ricerca di una rappresentazione dei sentimenti di un popolo troppe volte imprigionato in un sistema politico autoritario.

Fonti

www.payvand.com
www.fouman.com
Rose Issa, Iranian photography now, Hatje Cantz Verlag

Romina Anardo

Giornalista, ha scritto una tesi sulle radici ideologiche della rivoluzione iraniana del 1979.

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Romina Anardo

Giornalista, ha scritto una tesi sulle radici ideologiche della rivoluzione iraniana del 1979.

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